Osservazioni in merito al D.d.L. Valditara
- In Evidenza: no
- Data: 27-10-2024
Di fronte all’approvazione definitiva alla Camera il 25 settembre ’24 del ddl presentato dal Ministro dell’Istruzione e del Merito, riguardante la “Revisione della disciplina in materia di valutazione delle studentesse e degli studenti (...)”, pur nella consapevolezza delle problematiche di comportamento esistenti oggi nelle realtà scolastiche, particolarmente in quelle secondarie di I e II grado e in quest’ultimo caso, specificatamente in alcuni indirizzi, non si può non rilevare quanto segue.
Con questa nuova legge, in corso di pubblicazione in G.U., la valutazione del comportamento prevale su tutti gli altri risultati scolastici, fino a determinare:
A) nelle scuole secondarie di I e di II grado: un effetto ad escludendum, ovvero a non dar luogo al passaggio alla classe successiva o all’ammissione all’esame di Stato in presenza di valutazione insufficiente. Più precisamente, il 5 in condotta comporterà la bocciatura.
B) Nelle scuole secondarie di I e II grado: il 6 in condotta comporterà per la scuola secondaria di I grado un elaborato critico di cittadinanza attiva e solidale; per la scuola secondaria di II grado un debito scolastico in educazione civica da recuperare a settembre con un elaborato critico in materia di cittadinanza attiva e solidale, la cui eventuale valutazione negativa, da parte del consiglio di classe, comporterà la non ammissione all’anno scolastico successivo.
C) Ancora, per gli studenti del quinto anno il voto in condotta inciderà anche sui crediti per l’ammissione all’esame di Stato, cosicché il punteggio più alto non potrà essere conseguito, qualora il voto di comportamento sia inferiore ai nove/decimi.
Ciò premesso, non si può non rilevare e disapprovare l’adozione di prevalenti misure punitivo/repressive nei confronti di chi, a conti fatti, ha più bisogno di educazione e di scuola, senza al contrario sollecitare e finanziare adeguatamente i Consigli di Istituto al fine di mettere in campo proposte didattiche individualizzate, al di là degli approfondimenti e delle relazioni di “buon comportamento” richiesti a chi ha avuto un punteggio pari ai sei/decimi. Riteniamo inoltre inefficaci e controproducenti le previste attività di ‘ravvedimento’, in caso di sospensione superiore a due giorni, da effettuarsi presso “strutture convenzionate con le istituzioni scolastiche”, le quali se deliberate dal consiglio di classe, possono proseguire anche dopo il rientro in classe della studentessa o dello studente, secondo princìpi di temporaneità, gradualità e proporzionalità. Tale misura, che si concreta nell’allontanamento/esclusione dello studente o studentessa, non favorisce la riaffezione dell’interessato al proprio ambiente scolastico. Assegna, inoltre, un potere sanzionatorio al consiglio di classe, che sembra essere discutibile sia in relazione al principio di legalità, ma soprattutto poco funzionale in relazione all’auspicata educazione alla democrazia della vita scolastica, che è sì fondata sul rispetto delle norme condivise, ma anche sulla sperimentazione di forme attive, inclusive e solidali di vita democratica.
Inoltre, una scelta che sottolinea il volto autoritario e sanzionatorio dell’istituzione svaluta, di fatto, il potere della relazione educativa su un piano dialogico e democratico. E rischia di privare il corpo docente del proprio potere, questo sì generativo, di istituire le condizioni educative per l'espressione di sé, introducendo così anche a modalità dialogiche e nonviolente nelle eventuali manifestazioni di opposizione, di critica e di dissenso, senza che ciò venga immediatamente sanzionato come deviante e lesivo (rischio che, alla luce del recente iter del DDL Sicurezza, appare sempre più prossimo anche alla sanzione di qualsivoglia forma di opposizione pure sul piano sociale).
Non si può, peraltro, non rilevare l’inopportunità della prevista ammenda fino a diecimila euro per eventuali danni a persone o cose, oltre alle spese legali, tenuto conto che le azioni commendevoli sono spesso compiute da ragazzi di condizioni economiche precarie, con il conseguente rischio di un allontanamento definitivo dello studente/studentessa dal percorso scolastico.
E, ovviamente, più a monte e sul medio periodo, fuori da logiche emergenziali, occorre continuare e rafforzare un impegno “di sistema” in quelle periferie geografiche ed esistenziali, in cui più si manifestino povertà, disagio e violenza minorili, per irrobustire o costruire ex-novo sinergie istituzionali e alleanze educative, che accompagnino interventi strutturali mirati, nella prospettiva partecipativa delle comunità educanti e di un welfare solidale.
A nostro avviso si tratta in sintesi non tanto e non solo di reprimere e punire a livello individuale, con sanzioni energiche, che risultano spesso ingiuste e sotto più aspetti (personali, comunitari, psicologici) inefficaci, bensì si tratta di capire e far capire all’intera comunità scolastica, come e perché si manifestino fra i giovani atteggiamenti “devianti” rispetto alle regole dell’istituzione-scuola (e di una società democratica) e, attraverso la riflessione, attivare percorsi collettivi (di scuola o/e di classe) che facciano riflettere tutti gli allievi, criticamente, su tali comportamenti, per avviare una presa di coscienza della loro negatività sia personale sia sociale.
Un lavoro di analisi che una buona “educazione civica” può far proprio delineandone e i temi e le forme, con interventi da proporre da parte del Ministero a livello nazionale, utili a sviluppare tale educazione nei suoi aspetti etico-socio- civili come fondamentali e propri di una società autenticamente democratica. Con questo lavoro veramente educativo (preventivo o rieducativo che sia) si può dar forma a una migliore coscienza sociale nei giovani, che rimetta al centro e l’empatia e la collaborazione e la condivisione di valori sentiti come comuni (allontanandoli da quelli che circolano sempre più nel mondo giovanile stesso e che risultano spesso produttori di devianze sempre più gravi, come ci ricordano le stesse cronache quotidiane).
In sintesi l’approvazione del ddl da parte del Parlamento possa così diventare davvero occasione per riflettere oggi e per l’oggi sull’insegnamento dell’ ”educazione civica” a scuola, facendolo divenire un elemento sempre più centrale e decisivo della stessa comunità scolastica, come annuncio e prima assimilazione di quella idea realizzabile di società-giusta-interiorizzata, che ogni società-stato democratico deve tendere a partecipare e far conoscere e riconoscere ai suoi cittadini, già in età minorile e proprio per via educativa. E partendo appunto dal ruolo sempre più decisivo della scuola.