Ricordare la Resistenza antifascista non solo nelle piazze ma anche nelle scuole
Il Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per le Marche dott. Marco Ugo Filisetti ha inviato agli studenti delle scuole marchigiane, in occasione della Festa della Liberazione, una sua lettera in cui – senza mai neppure citare i termini di “Resistenza” e di “Antifascismo” – retoricamente affida alle nuove generazioni la “missione forte” di una “proiezione” dell’Italia nel mondo, sulla base di un torbidamente ambiguo superamento delle lotte vissute nella Seconda Guerra Mondiale. Egli ha testualmente scritto: «Quell’immane conflitto ha visto un’Italia scissa e martoriata, un’Italia che si è fronteggiata per le rispettive ragioni, per i rispettivi sogni di cui era carica: uno scontro marcato dal ferro e dal sangue che ha diviso, frantumato. Ma dopo quella grande catastrofe ci sia ora il superamento delle antitesi disperate, delle demonizzazioni reciproche, il riconoscimento per tutti nella propria storia, per ricostruire giorno per giorno questa Italia, per proiettare nel mondo un’Italia unita forte, libera, con un suo destino, che possa fronteggiare col lavoro la competizione mondiale. Questa è la missione forte affidata a voi nuove generazioni: non la fazione, non la setta, non i rancori, non gli odi dietro i quali i popoli si sfaldano, ma costruire la Comunità, per l’Italia di questo nuovo millennio». Riconoscendo a tutti la libertà di pensiero – libertà conculcata dal fascismo e riconquistata attraverso la lotta di Liberazione antifascista – e perciò riconoscendo anche al dott. Felisetti la libertà di pensarla come crede, ci pare importante affermare che: • I valori democratici e antifascisti, espressi dalla Costituzione della Repubblica, sono a fondamento della scuola pubblica italiana e hanno le loro radici storiche nella Resistenza. • La lealtà alla Costituzione della Repubblica e ai suoi valori democratici e antifascisti è richiesta a tutti coloro che, a vario titolo (docenti, dirigenti, personale degli Uffici scolastici e del Ministero), lavorano nella scuola della Repubblica. • Lo studio della storia ci insegna il male intrinseco del fascismo e di ogni forma di totalitarismo. Come Direttivo della Società degli Storici dell’educazione Italiani riteniamo pertanto ambigue, riduttive, fuorvianti e altamente diseducative le affermazioni del dott. Filisetti, inadeguate alla memoria della Liberazione, perché mistificatrici sul piano della coscienza etico-civile, che non può avere tentennamenti nella condanna del fascismo. Invitiamo – come storici, come docenti e come studiosi di educazione e di pedagogia – le studentesse e gli studenti marchigiani a non prestare ascolto all’invito loro rivolto dal Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico della loro Regione. Invitiamo i colleghi e le colleghe insegnanti, nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado, a fare esattamente ciò che non viene chiesto in tale lettera: ricordare la Resistenza antifascista in tutte le scuole, approfondire la conoscenza storica di quel periodo e fare memoria della “scelta per la libertà” compiuta allora da tanti giovani, studenti e studentesse, ma anche uomini e donne di scuola, con un impegno che, per molti, portò al sacrificio della propria vita. Auspichiamo, infine, che il dott. Felisetti, nel suo ufficio di Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale delle Marche, accolga e diffonda quanto dichiarato dal Presidente del C.I.R.S.E. Centro Italiano per la Ricerca Storico Educativa Consiglio della Repubblica Italiana, in occasione del 25 Aprile, visitando il Museo storico della Liberazione di via Tasso a Roma: «Questo è un luogo simbolo della nostra memoria nazionale. Via Tasso evoca, anche nei ricordi familiari, l'orrore dell'occupazione nazista, la ferocia delle dittature. Nel momento in cui anche i musei riaprono, mi auguro che, con le necessarie precauzioni, molti giovani abbiano l'opportunità di visitare queste stanze, di conoscere le storie di tanti combattenti per la libertà che qui sono stati torturati e uccisi, di capire fino in fondo il senso del loro sacrificio. E di comprendere che, senza il loro coraggio, oggi non avremmo le libertà e diritti di cui godiamo. Libertà e diritti che non sono conquistati per sempre e non sono barattabili con nulla. Sono più fragili di quanto non si pensi. […] Assistiamo oggi, spesso sgomenti, ai segni evidenti di una progressiva perdita della memoria collettiva dei fatti della Resistenza, sui valori della quale si fondano la Repubblica e la nostra Costituzione. E a troppi revisionismi riduttivi e fuorvianti. Ecco perché questa ricorrenza non deve invecchiare, non deve subire l'usura del tempo. Nel conoscere in profondità la storia di quegli anni, del fascismo e dell'occupazione nazista, saremo più consapevoli dell'importanza dei valori repubblicani e di come sia essenziale difenderli ogni giorno. Constatiamo inoltre, con preoccupazione, l'appannarsi dei confini che la Storia ha tracciato tra democrazie e regimi autoritari, qualche volta persino tra vittime e carnefici. […] Ma è nella ricostruzione del presente, di un presente in cui il ricordo serve a dirci quel che non vogliamo ripetere, che avviene la riconciliazione». La storia insegna. Speriamo che la storia insegni anche nelle scuole italiane e trovi un ascolto attento nelle giovani e nei giovani. Quell’ascolto che non sempre, a quanto pare, trova in qualche Ufficio Scolastico regionale della Repubblica. Il Direttivo del C.I.R.S.E. 25 Aprile 2021